Per invecchiamento cardiaco si intende un progressivo deterioramento strutturale e funzionale del cuore, che aumenta, quindi, il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, al primo posto tra le cause di morte nelle società occidentali.1 Alla base di tale processo vi sono diversi meccanismi molecolari che sono stati messi in luce recentemente. Il progressivo aumento della popolazione anziana, da un lato, e il crescente numero di disturbi cardiovascolari in età sempre più giovane richiede, con grande necessità, delle nuove modalità di approccio alla problematica.1
Tra i fattori responsabili dell’invecchiamento cardiaco troviamo, in primis, lo stress ossidativo mitocondriale: l’eccessiva produzione di radicali liberi (ROS) da parte dei mitocondri (organelli presenti nelle cellule che producono energia) è in grado di danneggiarli, portando alla disfunzione mitocondriale e ad un ulteriore incremento della produzione di ROS. Questo danno ossidativo crea diversi problemi alle cellule e, di conseguenza, agli organi di cui fanno parte, specialmente ai cardiomiociti1, in quanto subiscono un declino funzionale che ne limita le possibilità di guarigione e, a lungo andare, la longevità dei soggetti.1 Inoltre, è stato dimostrato che, con l’avanzare dell’età, la produzione mitocondriale di ROS aumenta significativamente nel cuore e questo fenomeno può essere alla base dello sviluppo di cardiomiopatie negli anziani.1
Anche gli ormoni giocano un ruolo importante in questo processo: ad esempio, la concentrazione dell’angiotensina II (uno dei principali ormoni del sistema renina-angiotensina aldosterone, che regola la pressione arteriosa) subisce un incremento significativo con l’età, portando a cambiamenti strutturali, funzionali e molecolari del cuore2, oltre a contribuire all’aumento della concentrazione cellulare e mitocondriale di ROS.2 Similarmente, anche la stimolazione cronica della via β-adrenergica, che intensifica la frequenza cardiaca, la contrattilità, la pressione e la domanda metabolica del cuore, è deleteria per l’organo stesso.1
L’invecchiamento cardiaco colpisce entrambi i sessi: vi sono, però, delle differenze nel modo e nei tempi in cui si presenta: gli uomini hanno una maggiore probabilità di sviluppare problemi cardiovascolari rispetto alle donne in premenopausa, ma queste statistiche si invertono dopo la menopausa, dove la protezione da parte degli ormoni sessuali femminili (estrogeni) viene meno.3 Inoltre, è stato osservato che un basso livello plasmatico di testosterone negli uomini è correlato allo sviluppo di patologie cardiache relative all’età, sottolineando che livelli anormali di testosterone potrebbero avere effetti deleteri sul sistema cardiovascolare, aumentando i casi in età anziana.3
• Praticare del regolare esercizio aerobico è particolarmente efficace nel ridurre il rischio cardiovascolare e, quindi, dovrebbe attenuare anche l’invecchiamento cardiaco2: la World Health Organization raccomanda almeno 30 minuti di esercizio aerobico al giorno, per cinque giorni alla settimana2
• Una riduzione dell’apporto calorico e, quindi, una dieta equilibrata, può aumentare l’aspettativa di vita, riducendo la probabilità di sviluppare patologie cardiache legate all’età, e la loro gravità.2
• Smettere di fumare: il fumo di sigaretta è un noto fattore di rischio cardiovascolare, poiché impatta negativamente su alcuni importanti meccanismi fisiologici, fino alla compromissione della funzionalità cardiaca.4 I benefici iniziano a manifestarsi già dopo poche settimane dalla sospensione del fumo di sigaretta, per poi diventare sempre più evidenti negli anni a seguire: a 15 anni dall’ultima sigaretta, le probabilità di sviluppare una malattia coronarica diventano paragonabili a quella di un non fumatore.5
Attualmente sono disponibili diversi approcci terapeutici e numerose evidenze suggeriscono la possibilità futura di nuove terapie, tra cui quelle con proteine ricombinanti, l’impiego di cellule staminali e la terapia genica.1
Diversi studi hanno anche evidenziato il ruolo di importanti cambiamenti a livello cromosomale nello sviluppo delle patologie cardiovascolari legate all’età: è stato osservato che nelle cellule cardiache di pazienti anziani affetti da cardiomiopatie, i telomeri (ovvero le estremità protettive dei cromosomi, risultavano più corti rispetto ai soggetti sani, mentre i livelli dei marcatori di senescenza cellulare erano più elevati.2,6
Con l’aumentare delle conoscenze in ambito cardiovascolare, alcuni punti importanti stanno diventando certezze nel nuovo paradigma della prevenzione: la prevenzione dovrebbe essere il “cuore” del futuro sistema di assistenza sanitaria, un sistema che consideri gli individui come persone “sane” e non come “pazienti” da curare.
La prevenzione non dovrebbe essere un semplice elenco di cose da fare o non fare, dal momento che le persone, oggigiorno, sono consapevoli di cosa faccia male per la loro salute, ma pochi sono disposti alla rinuncia.
Di conseguenza, ogni persona deve essere proattiva in questo processo di cambiamento: la tecnologia, da un lato, permetterà di fare chiarezza sui meccanismi molecolari alla base dei disturbi, ma il ruolo dell’individuo resta fondamentale nell’ attuare quei processi preventivi già da tempo consolidati.7