Questione di genere

Le differenze di genere hanno spesso un’influenza sulle manifestazioni cliniche e sull’esito delle malattie cardiovascolari. Alcune differenze, intrinseche già alla nascita, sono legate a meccanismi puramente biologici del sistema cardiovascolare e sono determinate da fattori genetici e ormonali.1

Tuttavia, oltre alle differenze fisiopatologiche, una serie di altri elementi rendono le malattie cardiovascolari una questione di genere, tra cui fattori socio-culturali, abitudini comportamentali, differenti comorbidità e fattori di rischio.1,2

Caratteristiche genetiche e fisiologiche sono i primi fattori che contribuiscono alla differente suscettibilità alle malattie cardiovascolari tra uomini e donne.1

Alcuni fattori correlati all’insorgenza delle malattie cardiovascolari presentano infatti meccanismi di ereditabilità genetica differenti tra i due sessi, con una probabilità più o meno alta di essere tramessi in relazione al genere.1 Queste differenze si riscontrano anche nei meccanismi di regolazione genica delle cellule cardiache ed endoteliali, determinando una predisposizione più o meno accentuata allo sviluppo di alcune patologie in relazione al sesso.1

Anche gli ormoni sessuali, principalmente estrogeni e testosterone, hanno una specifica influenza sul rischio di sviluppo delle malattie cardiovascolari. Sembrerebbe infatti che le donne in premenopausa siano meno predisposte allo sviluppo di patologie cardiovascolari rispetto agli uomini della stessa età, proprio grazie all’effetto cardioprotettivo degli estrogeni.3 Analogamente, anche il testosterone risulta avere effetti protettivi per il cuore e l’abbassamento dei suoi livelli in età avanzata è associato ad un amentato rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, tra cui ictus, infarto miocardico e arteriopatia coronarica.3

Questione di genere

La presenza di fattori di rischio e comorbidità strettamente correlati al genere rappresentano altri importanti elementi che differenziano uomini e donne relativamente allo sviluppo delle patologie cardiovascolari.

Gli uomini, ad esempio, hanno la tendenza a manifestare più fattori di rischio per lo sviluppo di coronopatia ostruttiva rispetto alle donne.1

D’altra parte, fattori di rischio molto specifici predispongono maggiormente le donne allo sviluppo di patologie cardiovascolari, come complicanze legate alla gravidanza, terapie per il cancro al seno, malattie autoimmuni e reumatiche e maggiore predisposizione a manifestare stress e depressione.1

Anche l’effetto delle comorbidità sullo sviluppo delle patologie cardiovascolari varia in relazione al sesso. È stato ad esempio dimostrato che alcune comorbidità come obesità, ictus, attacco ischemico transitorio, malattia renale o polmonare cronica, diabete mellito o ipertensione predispongono le donne ad una probabilità più alta di sviluppare un infarto miocardico rispetto agli uomini. Contrariamente, una storia di aritmia cardiaca, iperlipidemia o stenosi coronarica è più frequentemente associata allo sviluppo di infarto miocardico negli uomini.2

Le differenze tra i due sessi possono essere riscontrate anche in termini di rapidità nel riconoscimento dei sintomi cardiovascolari. Sembrerebbe infatti che le donne attendano più tempo rispetto agli uomini prima di contattare il servizio medico d’emergenza in presenza di sintomi cardiovascolari, ritardando di conseguenza l’arrivo in ospedale. In particolare, più frequenti ritardi sono stati riscontrati per le donne che presentavano comorbidità preesistenti, di età più avanzata, con un basso status socio-economico o un basso livello di istruzione.2

Il genere è quindi un importante fattore da considerare in termini di insorgenza, manifestazione e gestione delle patologie cardiovascolari, in particolare per la fascia degli adulti anziani.3 Complessivamente, nonostante le donne abbiano un’aspettativa di vita più lunga rispetto agli uomini, la frequenza di diagnosi di patologie cardiovascolari risulta più elevata nelle donne anziane, rivelando la necessità di condurre nuovi studi con l’obiettivo di migliorare gli esiti dei trattamenti e l’assistenza sanitaria per tutti i pazienti.1,3

Questione di genere