L’avanzare dell’età è un fattore di rischio che rende particolarmente suscettibili all’insorgenza delle malattie cardiovascolari, indipendentemente dal sesso. Nonostante ciò, i dati scientifici mostrano che le donne anziane sono più soggette allo sviluppo di alcune complicazioni legate alle malattie cardiache rispetto agli uomini.1
La vita delle donne è caratterizzata da un periodo di transizione conosciuto come menopausa, che corrisponde alla cessazione permanente delle mestruazioni. Il periodo antecedente a questa fase è conosciuto come pre-menopausa, mentre quello successivo è la post-menopausa. Subito prima della menopausa è tuttavia possibile distinguere un ulteriore periodo di transizione, conosciuto come perimenopausa, caratterizzato da ampie fluttuazioni ormonali e mestruazioni irregolari.3
Il periodo della menopausa, che segue quello della perimenopausa è quindi accompagnato da un calo significativo degli ormoni sessuali, che espone le donne ad un aumentato rischio cardiovascolare.1
Ma in che modo gli ormoni sessuali favoriscono il benessere del sistema cardiovascolare in pre-menopausa e qual è la causa dell’aumento del rischio cardiovascolare in post- menopausa?
Durante il periodo riproduttivo nelle donne l’oscillazione dei livelli degli ormoni sessuali, ovvero estrogeni e progesterone, garantisce, insieme ad altri due ormoni, l’ormone luteinizzante (LH) e quello follicolostimolante (FSH), la regolazione delle diverse fasi del ciclo mestruale, un processo fisiologico essenziale per il metabolismo femminile.3 Gli ormoni LH ed FSH, in particolare, agiscono sinergicamente per stimolare la trasformazione dei follicoli ovarici in follicoli maturi, il cui ruolo è quello di permettere il rilascio dell’ovocita che potrà essere fecondato.4 Ma gli ormoni sessuali, in particolare gli estrogeni, svolgono anche altre importanti funzioni nel periodo antecedente alla menopausa, tra cui la regolazione della pressione sanguigna, esercitando un effetto protettivo per il sistema cardiovascolare.5
Gli estrogeni sono ormoni steroidei liposolubili implicati nello sviluppo e nella fisiologia di diversi organi e sistemi, tra cui seno, utero, ossa e sistema cardiovascolare. Nelle donne in pre-menopausa gli estrogeni sono prodotti a partire dal colesterolo, principalmente a livello dell’utero, placenta e corpo luteo (una ghiandola localizzata all’interno dell’ovaio che si forma a partire dal follicolo ovarico al termine del processo di ovulazione) e in piccola parte in distretti extra-ovarici, quali fegato, cuore, pelle e cervello.4,6
Gli estrogeni possono essere suddivisi in 3 categorie: estrone (E1), 17-β-estradiolo (E2) ed estriolo (E3).6 Il 17- β-estradiolo (E2) è l’estrogeno predominante durante l’età riproduttiva della donna ed è fondamentale per la regolazione del ciclo mestruale, dei sistemi cardiovascolare, neurologico, scheletrico e molto altro ancora.7 Il 17-β-estradiolo (E2) viene prodotto in alta percentuale durante il periodo della pre-menopausa, per poi calare bruscamente in post- menopausa.6
Dopo la menopausa, infatti, i follicoli ovarici, essenziali per l’ovulazione, si esauriscono e per questo la produzione di estrogeni nel distretto ovarico cala notevolmente, mentre diventa predominante la produzione extra-ovarica. In questa fase l’estrogeno predominante a livello plasmatico diventa l’estrone, un ormone proinfiammatorio, ossia che favorisce l’infiammazione, a differenza del 17-β-estradiolo che ha un’azione antinfiammatoria e antiossidante.6,8
Ne consegue che le donne in post-menopausa hanno maggiore probabilità di sviluppare stress ossidativo rispetto alle donne in età riproduttiva. Le cellule del nostro organismo, infatti, sono implicate in alcuni processi fisiologici che, normalmente, portano al rilascio di specie reattive dell’ossigeno (ROS), i cui livelli sono regolati dall’azione antiossidante di alcune molecole, tra cui proprio il 17-β-estradiolo. L’alterazione dell’equilibro tra i ROS prodotti e i meccanismi di difesa antiossidanti determina l’accumulo di queste specie reattive e, conseguentemente, una condizione di stress ossidativo che determina disfunzioni cellulari, portando anche ad un aumento dell’incidenza dei disturbi cardiovascolari.6 Inoltre, il calo significativo dei livelli di estrogeni determina una disregolazione del metabolismo lipidico, con un impatto negativo sul metabolismo energetico e degli acidi grassi, che si traduce in un aumento del livello degli acidi grassi liberi. Queste alterazioni fisiologiche rendono le donne in post-menopausa più propense a sviluppare sindrome metabolica e resistenza all’insulina, entrambi fattori di rischio per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari.6,9
In pre-menopausa quindi gli alti livelli di estrogeni hanno un effetto protettivo sul sistema cardiovascolare, poiché hanno un ruolo chiave nella regolazione di una serie di processi fisiologici. Di conseguenza, il calo dei loro livelli in post-menopausa aumenta il rischio di incidenza di una serie di malattie, tra cui ictus, ipertensione, aterosclerosi, diabete, obesità e malattie vascolari.5
Il periodo di transizione della menopausa, si associa, per tutte queste ragioni, ad un rischio di insorgenza delle malattie cardiovascolari da 2 a 4 volte più alto, concomitante con l’aumento, legato all’età, della frequenza di ipercolesterolemia (elevati livelli di colesterolo LDL), ipertensione, diabete e obesità: tutti noti fattori di rischio cardiovascolare.1
Nonostante la letteratura scientifica riveli una chiara correlazione tra le variazione dei livelli di estrogeni e il conseguente aumento del rischio cardiovascolare, sarà necessario condurre ulteriori studi per comprendere, con maggior dettaglio, l’impatto che gli ormoni sessuali femminili hanno sullo sviluppo di queste patologie e indirizzare lo sviluppo di nuove terapie “di genere”.1